L'Angelo Distratto. E altri racconti

L'Angelo Distratto. E altri racconti
Luca A. Lampariello

domenica 11 aprile 2010

Reading a Firenze



Firenze, 8 Aprile (intorno alle ventunoetrenta). Prendo posto in una delle sedie disposte diagonalmente nella sala. Il locale, una delle sale della galleria d'arte La Pergola (il nome viene dalla via dove è situata) è piuttosto piccolo, e presto le sedie sono tutte occupate e siamo una ventina di persone circondate dai quadri alle pareti. Al mio fianco trovo la scultura in bronzo di un volto di donna (?) con i capelli mossi dal vento (o bagnati dal mare): è un volto perplesso e mi chiedo cosa stia pensando di ciò che sta per accadere. Me lo chiedo anch'io. Sto per ascoltare brani di un racconto che ho scritto qualche anno prima, durante un soggiorno irlandese. Davanti a me, oltre il fronte diagonale delle sedie, si è già disposto il trio di collaboratori. Cesare e Riccardo accordano gli strumenti, provano. Alessandra rivede il testo, poi muove lo sguardo tra il pubblico in arrivo. In attesa. Tutti. E il volto di bronzo che mi fissa da un banco di legno. Cosa sta per succedere? Succede che a un certo momento mi ritrovo ad ascoltare dal vivo L'Angelo Distratto. Gambe incrociate, le mani sul ginocchio, guardo in basso, poi chiudo gli occhi, li riapro e torno a guardare in basso. La mia è sorpresa, è emozione. Perché quelle parole scorrono tese nella voce morbida e allo stesso tempo vibrante di Alessandra, intorno alla quale Cesare (chitarra) e Riccardo (basso) costruiscono un tessuto sonoro fatto di melodia e spunti più"naturalistici". Il treno Howth-Dublino corre inesorabile verso la sua fermata. Il reading dell'episodio iniziale del racconto, in questa veste, funziona, e me ne accorgo con piacere. Materiale su cui tornare a lavorare per le prossime presentazioni live. In vista di Bologna, aspetto di sedermi nuovamente da qualche parte in sala e sentire ancora quelle parole solleticarmi la pelle. Mentre guardo in basso, chiudo gli occhi, o getto fugaci sguardi a quei tre, lì davanti. Ce ne siamo andati quasi a mezzanotte. Il volto è rimasto lì sul suo banco di legno bianco, il bronzo lucido della sua superficie ha trattenuto tutti i riflessi della serata. Chissà cosa ha pensato di ciò che ha visto.